Una malattia che interessa gli specialisti otorinolaringoiatri sempre più di frequente, è la disfagia. Si tratta di avere difficoltà ad ingoiare i cibi solidi e talvolta anche I liquidi. Questo tipo di manifestazioni, crea molti disagi perché porta ad una riduzione dell’introito di cibo e cosenguentemente anche del peso corporeo.

Questo studio viene eseguito quando la difficoltà di ingoiare provoca una perdita di peso superiore a tre Kg.

 

La metodica per studiare questi pazienti, si applica preliminarmente nello osservazione dell’anatomia e della fisiologia delle vie aerodigestive superiori mediante il rinofibrolaringoscopio.

Con lo stesso esame si deve osservare il più precocemente possibile il rischio di inalazione dei cibi e bevande nelle vie respiratorie perché, tale evenienza aggrava il rischio di complicanze della disfagia.

 

Una volta eseguite le valutazioni anatomiche e funzionali con l’osservazione diretta, gli stessi distretti vanno studiati con una sere di radiografie del torace, mentre si deglutisce un pasto di bario.

Alla luce di quanto acquisito si passa allo studio della deglutizione

Con l’uso dello stesso strumento endoscopico si procede con la valutazione vera e propria della capacità di ingoiare, dando al paziente delle quantità abbastanza precise di cibi e bevande con differenti livelli di compattezza e di farinosita’.

Tutti questi test vanno valutati assegnando un punteggio per ciascuno dei parametri che si devono valutare, così da ottenere un indice numerico che offra un un valore della severità della disfagia e che tale indice sia comprensibile a chiunque legga il referto.

Alla luce dei risultati ottenuti, e della diagnosi verrà  assegnata la terapia più adeguata.

Le conclusioni diagnostiche, per quelle malattie non specifiche per l’otorinolaringoiatra, si avvalgono dell’apporto delle competenze di diversi medici specialisti “approccio multidisciplinare”.

Quelli più di frequente coinvolti sono Il neurologo dovrà escludere o eventualmente confermare quelle malattie che con maggior frequenza si associano a disfagia e tra queste si rammentano la miastenia gravis, gli esiti di ictus cerebri, le malattie degenerative cerebrali quali le demenze e altre ancora. Meno frequentemente si frequente il gastroenetrologo e L’ortopedico, il primo per le deglutizioni atipiche e il secondo per la sindrome di Forestier, che consiste in una forma di severa artrosi con becchi di osteofitosi marginale del segmento della colonna cervicale, che sono in grado di ostacolare meccanicamente il passaggio del cibo.

L’approccio terapeutico oltre che della terapia specialistica per curare la malattia di base, si avvale della Terapia logopedica, eseguita a stretto contatto con lo specialista ORL, il quale deve valutare i risultati ed eventualmente disporre per un approccio terapeutico differente. Talvolta, qualora la deglutizione non è in grado di sopperire al fabbisogno alimentare, dare l’indicazione alla creazione di una via alternativa per raggiungere un adeguato apporto calorico, in accordo del nutrizionista.

Durante tutto l’iter diagnostico e terapeutico, potrebbe presentarsi la necessità di fornire un sostegno psicologico.

La disfagia con maggior difficoltà nell’approccio al paziente, nonostante la malattia sia una forma più benigna rispetto ad altre. Questa è la disfagia psicogena. Questi pazienti, fanno fatica ad accettare la diagnosi e ancor di più la terapia.

Nel medio periodo questi pazienti, osservando lo scarso risultato osservabile non raramente dubitano della loro capacità di guarire e nel contempo, della correttezza della diagnosi. Spesso sviluppano il dubbio che quello specifico specialista non abbia le capacità di affrontare con sufficiente competenza la propria malattia.

È  evidente che nella cura delle malattie in generale, è necessario un rapporto fiduciario medico paziente.

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