La vertigine e il disequilibrio sono due espressioni differenti per indicare dei sintomi derivanti dal malfunzionamento del nostro equilibrio. Tali sintomi si possono manifestare sia in condizioni di riposo che di attività che inducono la stimolazione del sistema vestibolare.

Quando il sistema vestibolare funziona in modo corretto e con un adeguato allenamento, noi siamo in grado di compiere delle attività strabilianti. Si pensi agli equilibristi, a coloro che si muovono in assenza di gravità, a chi nuota sott’acqua o che si arrampicano su pareti praticamente impossibili eccetera.

Purtroppo vi sono delle malattie che alterano tali possibilità e che possono arrivare a ledere un sistema così efficiente fino al punto di indurre una condizione di invalidità che può essere temporanea, di durata più o meno di lunga, o addirittura permanente.

Le forme temporanee risentono beneficamente di alcune terapie che si possono praticare con il ripristino della funzione completa del sistema dell’equilibrio. Quelle permanenti invece lasciano sempre un danno di organo irrecuperabile.

In questi casi ci si adopera per compensare le funzioni sfruttando la plasticità del cervello, attraverso al quale si può insegnare ad integrare in modo differente le informazioni provenienti dall’organo che ha subito un danno permanente, e di sfruttare meglio le informazioni provenienti dagli organi sani:

Facciamo un esempio: “un individuo contrae una neurite del nervo vestibolare che comporta la perdita definitiva della sua funzione. La prima reazione sarà una vertigine invalidante, rotatoria, associata a forti fenomeni neurovegetativi, quali la nausea, il vomito e la sudorazione fredda. Tale vertigine rende impossibile la stazione in piedi senza l’aiuto di altre persone e anche in questo caso si ha la netta percezione di essere assolutamente privo di equilibrio. La terapia dovrà essere orientata su due obiettivi. una terapia con degli esercizi che aiutino il paziente ad appoggiare il proprio equilibrio in modo prevalente su uno o entrambi sistemi che funzioni ancora bene tra i due residui ovvero, il visivo e il somatosensoriale. Il secondo obiettivo sarà quello di ridurre al minimo l’effetto memoria con dei farmaci volti a controllare l’ansietà. Tale rieducazione del sistema vestibolare consente nel riprendere la autonomia e una vita abbastanza normale.

Tuttavia la perdita della funzione labirintica anche se di un lato, impedirà al paziente di poter svolgere in modo sicuro alcuni compiti che prevedano la integrità del vestibolo, come per esempio camminare a occhi chiusi o al buio.

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Le vertigini rotatorie:
Sono spesso espressione di malattie dei recettori vestibolari e delle vie nervose che portano le informazioni labirintiche al sistema nervoso centrale, ma anche le malattie dello stesso sistema nervoso centrale. Talora , (seppur assai raramente) vi è vertigine di questo tipo anche nelle malattie della articolazione della mandibola. La sensazione che il paziente avverte in questi casi è una allucinazione visiva di rotazione dell’ambiente intorno a se. Questa condizione si chiama vertigine oggettiva. Essa rappresenta da sola la stragrande maggioranza delle vertigini e molto spesso viene indotta da una mattia denominata vertigine parossistica posizionale benigna che guarisce con delle semplici manovre.
La vertigine oggettiva si contrappone a quella soggettiva, che si ritrova in genere nelle malattie del sistema nervoso centrale e il paziente percepisce l’allucinazione di rotazione di se stesso o di parte di se nei confronti dell’ambiente che viene avvertito fermo.
Un ulteriore sintomo  è la sensazione di disequilibrio che in generale deriva da :- anomale informazioni somatosensoriali
– da riduzione del flusso di sangue nelle arterie sovraaortiche
– piccole ischemie del cervelloChi ne soffre avverte la sua incapacità di mantenere la direzione di marcia e la tendenza al barcollamento. Qualora sia fermo avverte la esigenza di dover continuamente aggiustare la sua posizione che viene percepita come incerta ed instabile, al fine di poter stare in piedi o almeno di limitare il rischio di cadere. Spesso, per diminuire la paura di cadere, chi ne è affetto cerca la vicinanza di un appoggio e nei limiti del possibile cerca di evitare di camminare in spazi aperti e manifestano una certa paura dell’affollamento.Le descrizioni di cui sopra sono schematiche e cercano di semplificare delle malattie tuttavia sono molto complesse. Chi è affetto da tali malattie è opportuno che consulti sempre un medico che abbia familiarità con le vertigini e i disequilibri, al fine di raggiungere una corretta diagnosi, anche con l’ausilio di esami strumentali e con eventuali valutazioni che coinvolgono diversi specialisti.

La diagnosi corretta è indispensabile per un approccio terapeutico efficace e per ridurre al minimo il rischio di sottovalutare delle situazioni che potrebbero essere pericolose per la propria salute.

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